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ALIMENTO QUOTIDIANO - SETTIMANA 2: L'UOMO NATURALE NON ACCETTA LE COSE DI DIO

Serie: Parola, vita ed edificazione Parte 2


Sceglie un giorno:


 

LUNEDÌ

Lettura biblica:

Pr 8:22-31; Gv 1:1


Leggi con preghiera:

"Io ero presso di lui come un architetto, ero ogni giorno la sua delizia, rallegrandomi ogni momento davanti a lui mi rallegravo nella parte abitabile del mondo e trovavo il mio diletto con i figli degli uomini" (Pr 8:30-31).


DIO VUOLE INTRODURCI ALLA PIENA FELICITÀ


Il messaggio di questa settimana si intitola "L'uomo naturale non accetta le cose di Dio". Parleremo della realtà spirituale delle feste celebrate dal popolo d'Israele e di come Cristo svolgesse un ruolo centrale in esse. Vedremo come l'uomo, con i suoi concetti naturali, possa danneggiare l'opera del Signore e come Satana si approfitti di questo per farci dubitare della parola di Dio pronunciata dal suo inviato. Infine, alla luce del Signore, attraverso il nostro spirito che accede alla dimensione celeste, potremo comprendere l'importanza di camminare non per ciò che vediamo, ma per ciò che è invisibile.

Nel primo anno dopo l'uscita dall'Egitto, il Signore istituì feste annuali per il popolo d'Israele da celebrarsi secondo il capitolo 23 del libro del Levitico. Esse sono: la Festa della Pasqua, la Festa degli Azzimi, la Festa delle Primizie, la Festa di Pentecoste, la Festa delle Trombe, il Giorno dell'Espiazione e la Festa delle Capanne. È importante comprendere il significato di ciascuna di queste feste.

Tuttavia, prima di tutto, è buono sapere che il nostro Dio ama celebrare! Egli vive in un ambiente di completa felicità. Il capitolo ottavo del libro dei Proverbi rivela che Cristo, il Figlio di Dio, è la Stessa Sapienza utilizzata da Dio come architetto per creare tutte le cose: "Io ero presso di lui come un architetto" (v. 30). Essendo la Sapienza, il Figlio di Dio esisteva già prima della creazione (Gv 1:1).

Un'altra porzione di Proverbi dice: "ero ogni giorno la sua delizia, rallegrandomi ogni momento davanti a lui mi rallegravo nella parte abitabile del mondo e trovavo il mio diletto con i figli degli uomini" (Pr 8:29-31). Precedentemente, alcuni pensavano che Dio vivesse infelice e solo nell'eternità, ma qui è scritto che il Padre e il Figlio vivevano insieme, felici e gioiosi!

Quando si dice: "Io ero presso di lui come un architetto ", quel "architetto" si riferisce al Figlio, che è la Sapienza stessa. Nella versione King James aggiornata, il passo corrispondente dice: "Giorno dopo giorno sono stato il suo piacere, sentendomi sempre molto felice al suo fianco". Questa era la vita del Dio Triuno prima della creazione: una vita di completa felicità.

Inoltre, quando leggiamo: "ero ogni giorno la sua delizia, rallegrandomi ogni momento davanti a lui mi rallegravo nella parte abitabile del mondo e trovavo il mio diletto con i figli degli uomini", vediamo un altro elemento partecipare anche a questa meravigliosa festa divina. Anche se il Padre e il Figlio vivevano felici, essendo il Figlio il piacere del Padre, e il Padre, la gioia del Figlio, Dio volle invitare qualcun altro a partecipare a questa festa: l'uomo! Come è scritto: "trovavo il mio diletto con i figli degli uomini".

Pertanto, Dio non ci ha creato né ci ha messo nel mondo per vivere soli, ma per partecipare a questa meravigliosa e divina celebrazione per tutta l'eternità. Egli realizzerà il Suo piano dopo la dispensazione della pienezza dei tempi, e allora vivremo per tutta l'eternità in questa completa felicità con Dio. Questo è qualcosa di difficile da capire per l'uomo naturale, ma l'uomo spirituale può comprenderlo.

Ora cominciamo a capire perché Dio, nell'Antico Testamento, istituì queste sette feste per il popolo d'Israele. C'è una realtà spirituale dietro di esse, e senza questa realtà, tali feste non hanno senso. Più avanti vedremo, in modo breve, il significato spirituale e l'importanza che ognuna di esse ha per noi.


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MARTEDÌ

Lettura biblica:

Es 12:3-13; Lv 8:27; 1 Co 15:20


Leggi con preghiera:

Beato e santo è colui che ha parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potestà la seconda morte, ma essi saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui mille anni" (Ap 20:6).


LA REALTÀ DELLE FESTE


Riguardo alle feste del popolo di Israele, dobbiamo capire che, senza la venuta di Cristo per adempiere alla Sua missione, tutte esse costituiscono mere figure senza significato reale.

La prima è la Festa della Pasqua. Cristo è il nostro Agnello Pasquale, che morì per compiere la redenzione eterna e liberarci dal mondo per Dio. In Egitto l'agnello morì al posto dei primogeniti. Il suo sangue fu sparso come segno all'Angelo sterminatore affinché perdonasse i primogeniti di Israele (Es 12:3-13).

La Festa degli Azzimi iniziava il giorno successivo. Siamo stati battezzati come membri del corpo di Cristo per iniziare una nuova vita. L'Egitto è stato lasciato alle spalle. Cristo, il nostro Agnello Pasquale, è morto per noi affinché sperimentiamo una nuova vita, senza il lievito della malvagità e della malizia, nutrendoci di Lui, il nostro pane azzimo, di sincerità e verità: "Togliete via dunque il vecchio lievito affinché siate una nuova pasta, come ben siete senza lievito, la nostra pasqua infatti, cioè Cristo, è stata immolata per noi. Celebriamo perciò la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malvagità e di malizia, ma con azzimi di sincerità e di verità" (1 Co 5:7-8).

La Festa delle Primizie si svolgeva di domenica (o il primo giorno della settimana giudaica). Cristo morì per noi il venerdì (sesto giorno della settimana) come l'Agnello Pasquale, ma la domenica risuscitò, essendo le primizie di coloro che dormono (1 Co 15:20). Dopo la Sua risurrezione, Cristo si presentò per la prima volta al Padre come primizie, tipificate dall'offerta agitata che il sacerdote faceva (Lv 8:27).

La Festa di Pentecoste avvenne cinquanta giorni dopo la Festa delle Primizie. Nel secondo capitolo di Atti, nel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo fu versato sui centoventi galilei che credevano nel Signore Gesù: "Come giunse il giorno della Pentecoste, essi erano tutti riuniti con una sola mente nello stesso luogo. E all'improvviso venne dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempí tutta la casa dove essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, e andarono a posarsi su ciascuno di loro. Cosí furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi" (At 2:1-4). La chiesa fu ufficialmente generata quel giorno, e quelle persone ricevettero il battesimo dello Spirito Santo, diventando membri del corpo di Cristo. Quando credemmo in Gesù, non fummo iscritti a nessuna religione, ma fummo battezzati e divenimmo membri viventi del corpo di Cristo. Come tali, dobbiamo funzionare insieme per edificare la chiesa.

Dopo la risurrezione, il Signore apparve ai Suoi discepoli e disse loro: "Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente. Amen" (Mt 28:18-20). Gesù fu risuscitato dal Padre ed elevato al cielo, alla Sua destra. Egli ha autorità su tutte le cose e ci ha affidato questa autorità a noi, la chiesa, con una missione: fare discepoli di tutte le nazioni, cioè predicare l'evangelo del regno.

Predicare l'evangelo del regno significa portare l'evangelo agli uomini affinché siano salvati e diventino discepoli del Signore, governati da Cristo. Questo è l'evangelo che predichiamo. Abbiamo ricevuto l'autorità dal Signore Gesù per fare questo. Da un lato, Egli è seduto alla destra di Dio; dall'altro, ha promesso di essere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Mentre predicchiamo l'evangelo, esercitando la Sua autorità per fare discepoli di tutte le nazioni, Lui è con noi. Oggi, la presenza del Signore è nella Sua parola.

Così, dopo la Festa di Pentecoste, iniziò l'era della chiesa, della quale sono trascorsi circa due millenni. Durante questo periodo, la storia di Israele è stata interrotta. La chiesa ha una missione da compiere, che fino ad oggi non è ancora stata compiuta. Per questo, in questi ultimi tempi, siamo stati chiamati a collaborare con il Signore, predicando l'evangelo ed edificando la chiesa, per portare il regno di Dio sulla terra e finire questa era.

Quando la chiesa avrà compiuto la sua missione, Cristo tornerà. E quando tornerà, riunirà tutti i figli d'Israele dispersi ai quattro angoli della terra. Questo avverrà alla fine di questa era, e allora avremo la realtà della Festa delle Trombe. Quando Cristo tornerà, suoneranno le trombe per convocare il popolo di Israele a radunarsi in un unico luogo.

La Festa dell'Espiazione si riferisce al pentimento del popolo di Israele. Avverrà quando il resto dei giudei si pentirà alla fine della grande tribolazione. Questo è il periodo che la Bibbia chiama "rigenerazione" o "restaurazione" del popolo d'Israele, quando il resto d'Israele si pentirà del tempo in cui ha rifiutato il Signore. Allora invocheranno il Suo nome e saranno salvati.

Infine, abbiamo la Festa dei Tabernacoli. In quel momento tutto sarà stato compiuto, rimanendo a Dio solo il raccolto degli ultimi frutti. La Festa dei Tabernacoli rappresenta il millennio, un periodo in cui i vincitori regneranno con Cristo per mille anni (Ap 20:6).


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MERCOLEDÌ

Lettura biblica:

Gv 1:1, 10; 5:1-18; 6:26, 53-55, 60-62; 1 Co 2:14; Eb 11:3


Leggi con preghiera:

"Degno sei, o Signore, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e sono state create" (Ap 4:11).


CRISTO È LA REALTÀ DI TUTTA LA CREAZIONE


Precedentemente abbiamo considerato il significato spirituale delle sette feste del popolo d'Israele. Il punto centrale di queste feste è Cristo, che è la loro esatta realtà. Se il Signore Gesù non fosse venuto per compiere l'opera di Dio, nulla avrebbe senso. Tutte le cose esistono per fare la volontà di Dio (Ap 4:11). Se escludiamo o trascuriamo Cristo, nulla avrà più senso. Senza di Lui, la creazione non ha senso, inclusa le sette feste del popolo d'Israele. La potenza di Dio risiede nella Sua parola, quindi l'opera di Dio si realizza attraverso di essa (Eb 11:3; Gv 1:10). La Parola è Cristo (Gv 1:1). Il Verbo che ha creato tutte le cose è venuto nel mondo per compiere l'opera di Dio e dare senso e realtà alla vita umana. L'apostolo Giovanni disse: "Egli è venuto in casa sua, e i suoi non lo hanno ricevuto" (Gv 1:11). Giovanni qui si riferisce al popolo d'Israele. Erano una nazione santa, il regno di Dio sulla terra, ma rifiutarono il Signore Gesù, la Parola che dà senso a tutte le cose.

I giudei rifiutarono il Signore Gesù, la Parola di vita, perché l'uomo naturale non accetta né comprende le cose di Dio (1 Co 2:14). I leader giudei non capirono Gesù e lo videro come un concorrente. Erano al vertice della struttura del potere giudaico e temevano di perdere le loro posizioni e privilegi.

I leader cercavano costantemente di trovare un difetto in Gesù e, quando, di sabato, guarì un paralitico che giaceva da trentotto anni sul suo letto, usarono questo fatto per accusarlo (Gv 5:1-9). La religione non poteva guarire quell'uomo: quando l'angelo scendeva e agitava le acque, il primo che vi entrava guariva. Ma quel paralitico non riusciva ad arrivare fino la piscina, né c'era nessuno che lo aiutasse. Perciò era rimasto in attesa per trentotto anni.

I leader giudei, quando videro il paralitico portare il suo lettuccio di sabato, lo interrogarono e scoprirono che Gesù lo aveva guarito. Invece di rallegrarsi con lui, si riempirono di indignazione perché Gesù aveva guarito di sabato. Condannarono Gesù e poi cercavano delle opportunità per ucciderlo (Gv 5:18).

Nel sesto capitolo del vangelo di Giovanni, vediamo vari gruppi di persone. Il primo di essi sono i leader religiosi giudei menzionati in precedenza. Il secondo gruppo erano coloro che seguivano il Signore per interesse personale. Sfortunatamente, dopo la caduta, l'uomo divenne egocentrico, pensando solo a se stesso e al proprio vantaggio. Perciò la folla che aveva assaggiato il pane moltiplicato da Gesù ora lo seguiva a causa del pane (Gv 6:26). Se avessimo un governante in grado di moltiplicare il pane ogni giorno, non avremmo bisogno di lavorare per comprare cibo e pagare le bollette. La folla sperava anche che Gesù avesse abbondanza di pane, ma il Signore non era venuto per questo. Coloro che lo cercavano per questo alla fine furono frustrati perché le loro aspettative non vennero soddisfatte.

C'era anche un terzo gruppo di persone: i discepoli del Signore. Essi cercavano e amavano il Signore, ma quando Gesù affermò di essere il Pane vivente disceso dal cielo, e che la sua carne era vero cibo e il suo sangue vera bevanda (Gv 6:53-55), la reazione di alcuni di loro fu: "Questo parlare è duro, chi lo può capire?" (v. 60). Non poterono accettare le parole di Gesù, ma furono scandalizzati perché i concetti umani limitavano la loro comprensione.

E Gesù chiese loro anche: "Che sarebbe dunque se doveste vedere il Figlio dell'uomo salire dove era prima?" (Gv 6:62). Lui è venuto dal cielo! Egli è la Parola che divenne carne ed è disceso dal cielo per salvare ognuno di noi, liberandoci dal mondo e dando senso a tutta la creazione. Se i discepoli non credevano alle Sue parole, come sarebbe quando lo avrebbero visto tornare in cielo dopo la Sua risurrezione? Allo stesso modo oggi, se non crediamo alla parola che esce dalla bocca di Dio, cosa sarà di noi quando il Signore tornerà per prendere possesso del regno?


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GIOVEDÌ

Lettura biblica:

Gv 20:25


Leggi con preghiera:

"E lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che vi dico sono spirito e vita” (Gv 6:63).


PAROLA, SPIRITO E VITA


Dopo che alcuni dei suoi discepoli furono confusi dalle sue parole, il Signore Gesù rivelò loro: “E lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che vi dico sono spirito e vita”  (Gv 6:63). Egli stava chiarendo che non aveva parlato di mangiare letteralmente la sua carne, perché lo Spirito è colui che dà vita, cioè è necessario nutrirsi dello Spirito, e lo Spirito è la sua parola! È necessario nutrirsi delle sue parole immergendosi in esse, perché sono Spirito e vita. Ecco perché la parola è così importante nella vita della chiesa! È la parola che ha formato questo universo e che compie l'opera di Dio.

Nel versetto successivo, Gesù si riferisce al terzo gruppo di persone: i suoi discepoli: “Ma vi sono alcuni tra voi che non credono, Gesú infatti sapeva fin dal principio chi erano coloro che non credevano, e chi era colui che lo avrebbe tradito”  (Gv 6:64). Gesù parlava di coloro che ‘non credevano’, riferendosi a coloro che già avevano creduto in lui, ma non potevano seguire le sue parole, perciò lo abbandonarono. Spesso usiamo la nostra mente per comprendere e filtrare la parola di Dio, come fecero i discepoli quando il Signore parlò di mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Questo crea sempre dubbi, e quando dubitiamo, perdiamo la rivelazione. Pensavano che Gesù stesse parlando di carne e sangue fisici, ma il Signore si riferiva allo Spirito che dà vita attraverso la parola.

Oggi dobbiamo perseverare come la chiesa di Filadelfia per essere alla fine coloro che il Padre ha dato al Figlio: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è dato dal Padre mio” (Gv 6:65). Caro lettore, se credi, capirai e riceverai vita; se non credi e lo rifiuti immediatamente, finirai per abbandonare il Signore, come fecero alcuni dei suoi discepoli: “Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui” (v. 66). Se lo stesso Gesù, che aveva tutto la potenza di Dio, subì l'abbandono e il rifiuto degli uomini, molto di più noi!

Dopo che alcuni dei suoi discepoli lo abbandonarono, “Allora Gesú disse ai dodici: «Volete andarvene anche voi?». E Simone Pietro gli rispose: «Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6:67-68). La vita eterna ci introduce nella dimensione dell'eternità. La nostra dimensione fisica, limitata dal tempo e dallo spazio, è troppo povera. Chi rimane in questa dimensione è come Tommaso, che affermò che avrebbe creduto solo nella risurrezione del Signore se avesse visto i segni dei chiodi nelle sue mani e toccato il suo costato (20:25). Una persona del genere crede solo a ciò che vede.

Non viviamo limitati dalla logica e dai ragionamenti umani, da ciò che è visibile, come disse l'apostolo Paolo: “mentre abbiamo lo sguardo fisso non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono, poiché le cose che si vedono sono solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne”  (2 Co 4:18). Lasciamo che il Signore ci guidi nella dimensione dell'eternità, dove Egli vive.

Le cose visibili sono temporanee e un giorno passeranno. L'uomo naturale vive di ciò che è visibile, come leggiamo: ‘Ma l'uomo spirituale giudica tutte le cose, e lui stesso non è giudicato da nessuno. Poiché chi ha conosciuto il pensiero del Signore per istruirlo? Noi però abbiamo il pensiero di Cristo’ (1 Co 2:14-16).

Chi è l'uomo naturale a cui si riferisce Paolo? È l'uomo che vive per la sua anima: nella sua mente, emozioni e volontà. Questo uomo caduto pensa che sia una follia che Gesù parli di mangiare la sua carne e bere il suo sangue, quindi rifiuta la parola e abbandona Gesù. Il Signore stesso ci ha dato la chiave per comprendere le sue parole e ricevere vita: rivolgersi allo Spirito! Abbiamo bisogno di vivere nella sfera spirituale. Non vivere limitato dalla tua mente naturale, ma rimani aperto a lasciarti guidare dallo Spirito.


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VENERDÌ

Lettura biblica:

Gv 1:11; 3:1-10; 5:18; 7:1-9 


Leggi con preghiera:

"Or l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché sono follia per lui, e non le può conoscere, poiché si giudicano spiritualmente" (1 Co 2:14).


IL CONCETTO LIMITATO DELL'UOMO NATURALE


All'inizio del settimo capitolo del vangelo di Giovanni leggiamo: "Dopo queste cose, Gesú andava in giro per la Galilea, perché non voleva andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo" (v. 1). Cristo è venuto nel mondo per dare senso alla vita, e Dio vuole condurci, attraverso la Sua opera, alla vita eterna! È una grande follia cercare di uccidere Colui che è venuto a salvare il mondo, ma questa è la mentalità e il comportamento dell'uomo naturale.

I leader giudei, che avrebbero dovuto guidare il popolo ad accogliere Gesù a braccia aperte, furono infatti i primi a rifiutarlo e cercare di ucciderlo (Gv 1:11; 5:18). La mente naturale di tali uomini non poteva comprendere ciò che Gesù diceva, né comprendeva la Sua missione, e ciò finì per limitare le azioni del Signore, il quale dovette rimanere in Galilea.

In quel tempo si avvicinava la Festa dei Tabernacoli (Gv 7:2). Questa festa, l'ultima dell'anno, rappresenta il millennio. Affinché la festa terrena dei Tabernacoli diventasse una realtà spirituale, Cristo doveva compiere tutta l'opera che il Padre gli aveva affidato. L'uomo naturale pensava che Gesù avrebbe dovuto mostrare le opere che aveva fatto in luoghi più visibili, come la Giudea, e non in Galilea, affinché tutti credessero che Egli fosse il Cristo (vv. 3-4). Tuttavia, come abbiamo visto, l'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito, poiché neppure i fratelli di Gesù credevano che Egli fosse il Cristo (v. 5).

Il concetto dell'uomo naturale è che per compiere una grande opera per Dio è necessario essere conosciuti dal pubblico. Oggi ci sono influencer che guadagnano molto denaro grazie alla loro popolarità. L'uomo naturale pensa che questa sia anche il modo di compiere l'opera di Dio, e così consigliavano i fratelli di Gesù. Non capivano che l'opera di Dio non si compie attraverso i mezzi di comunicazione né tramite alcun altro mezzo umano, ma mediante la Sua parola pronunciata dal Suo inviato. Quando non seguiamo lo Spirito, anche se compiamo un'opera senza peccato, sarà un'opera cattiva e non sarà accettata da Dio, poiché non ha origine in Lui, ma nella vita naturale (Gv 7:6-7).

Nicodemo era un uomo eccellente secondo gli standard umani, istruito, maturo, conoscitore delle Scritture e molto rispettato dal popolo. Doveva avere circa sessant'anni quando parlò con Gesù, che aveva metà della sua età e voleva sapere come Gesù compisse le Sue opere. Allora il Signore gli disse qualcosa che era completamente al di là della logica umana: doveva nascere di nuovo.

Sfortunatamente, nei venti secoli di storia della chiesa, la grande maggioranza dei cristiani ha servito e ancora serve Dio nella sfera dell'uomo naturale, pensando che con capacità e sforzi umani possano piacere a Dio. Questo è il motivo per cui la chiesa fino ad oggi non è stata edificata.

Il Signore desidera persone che non siano limitate dalla logica di questo mondo né dalle barriere dell'uomo naturale. Gesù disse a Nicodemo che aveva bisogno di nascere di nuovo, che significa "nascere dall'alto" nell'originale greco (Gv 3:3). Per superare la barriera della sfera naturale, che è visibile, ed entrare nella sfera celeste, che è invisibile, era necessario nascere dall'alto. Nicodemo non capì ciò che Gesù gli stava dicendo perché viveva solo nella logica umana, come fu chiaramente dimostrato dalla domanda che gli fece subito dopo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?” (v. 4).

Gesù rispose: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Gv 3:5). Per superare i concetti terreni dell'uomo, è necessario nascere da un altro regno, il regno di Dio, dove non ci sono limitazioni. Coloro che sono nati dall'alto possono essere guidati dallo Spirito di Dio, che è ciò che conta veramente (v. 8).


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SABATO

Lettura biblica:

1 S 16:7; Gv 3:8, 16-19; 7:7-24; 15:17-24


Leggi con preghiera:

"Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va, cosí è per chiunque è nato dallo Spirito" (Gv 3:8).


L'OPERA DI DIO NON È FATTA DALLA LOGICA UMANA


L'uomo naturale è estremamente logico e può sapere come agire in diverse situazioni, ma nel servire Dio non possiamo dipendere dalla logica, bensì dallo Spirito. Lo Spirito vuole e può compiere opere molto superiori a quelle dell'uomo. Solo Dio può compiere miracoli, prodigi, segni e cose soprannaturali. Ma non vedremo mai cose del genere se continuiamo a usare la vita naturale per compiere l'opera di Dio.

Il Signore ha bisogno di persone che cooperino con Lui, dando allo Spirito la libertà di agire. Se Dio fa qualcosa al di fuori della tua logica umana, ti unirai a Lui? Questa è la ragione per cui molti abbandonano il Signore. Guardiamo alle cose che sono accadute tra noi: l'immersione, le grida di guerra, il colportaggio. Pensiamo che questo non venga da Dio perché va contro la nostra logica? Il nostro uomo naturale pensa così. Lo Spirito non segue le leggi della fisica e ancor meno il nostro concetto naturale. Lo Spirito soffia dove vuole, non sappiamo da dove viene né dove va (Gv 3:8). Perciò la parola profetica non segue la logica umana, ma segue lo Spirito!

Il mondo odia chiunque faccia opere secondo lo Spirito, perché queste opere fanno la volontà di Dio (Gv 7:7). Qualsiasi opera che non segua il cammino dello Spirito, che espone il mondo, è malvagia. Il mondo non ti odierà quando vivi nella tua ragione logica e fai le cose secondo l'uomo naturale. Ma quando fai le cose secondo lo Spirito, sarai odiato dal mondo.

Satana provoca molte situazioni avverse contro di noi perché stiamo compiendo l'opera di Dio. Sa che il suo tempo è breve e per questo pianifica diverse circostanze per mettere dubbi nella nostra mente al fine di farci diventare persone resistenti a ciò che lo Spirito fa.

Dio vuole salvare il mondo e per questo ha mandato Suo Figlio. A coloro che credono nel Figlio, Egli dà la vita eterna, permettendoci di vivere nella sfera dell'eternità e non più nella sfera naturale (Gv 3:16-17). Chi non crede nel Figlio di Dio non sarà salvato né riceverà la vita eterna; al contrario, è già stato condannato (Gv 3:18): "Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre piú che la luce, perché le loro opere erano malvagie" (v. 19). La parola di Dio porta luce e alcuni non possono seguire la luce perché sanno che metterà in luce le loro opere malvage, quindi si allontanano e fuggono.

Per Dio è molto grave non credere nel Suo Figlio, inviato per salvare il mondo. Il mondo odia Colui che Dio ha mandato a fare la Sua opera (Gv 15:17-24). Allo stesso modo, oggi la parola che il Signore ci ha rivelato non è parola degli uomini, ma di Dio stesso. Quello che lo Spirito sta facendo tra di noi è innegabile. Negare questo è negare Dio stesso, poiché è Lui che compie queste opere.

Gesù non fu guidato dalla logica, ma da Dio. Pertanto, poté iniziare il Suo ministero solo quando Dio lo ordinò (Gv 7:7-9). Il nostro tempo, infatti, non è nostro, ma di Dio. Siamo governati da Lui e facciamo qualcosa solo quando Egli lo determina, al Suo tempo: "Dopo che i suoi fratelli furono saliti alla festa, allora anche lui vi salí, non pubblicamente, ma come di nascosto" (v. 10). Quando arrivò il momento stabilito, anche Gesù salì. Il tempo di chiunque nasce dallo Spirito non è deciso dall'uomo, ma da Dio.

La descrizione fatta nella prima parte del capitolo settimo del vangelo di Giovanni ci mostra la vanità dell'uomo che vive nella sfera logica dell'essere naturale, sempre pieno di dubbi e domande su Gesù (vv. 11-13). Questi interrogativi non servono a nulla. È vantaggioso credere in Colui che il Padre ha mandato a fare la Sua opera, perché questo porta le persone nella sfera spirituale.

Nei versetti successivi, vediamo nuove domande su ciò che Gesù stava facendo: "Ma, verso la metà della festa, Gesú salí al tempio e incominciò a insegnare. E i Giudei si meravigliavano e dicevano: «Come mai costui sa di lettere, senza aver fatto studi?" (Gv 7:14-15). Guarda quanto è complicato l'uomo naturale: tutto diventa domande, dubbi e critiche. Quando nulla va bene ai nostri occhi, è segno che c'è qualcosa che non va con noi e non con le cose che ci circondano.

La risposta di Gesù fu: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato " (Gv 7:16). Gesù non parlava da Sé stesso, lo stesso vale per la parola profetica. Un uomo non ha la capacità di parlare la parola di Dio con rivelazione se Dio non gliela rivela. La parola deve avere origini in Dio, altrimenti non agisce. La prova che la parola viene da Dio è la sua conferma, cioè le cose accadono secondo la parola pronunciata. I Giudei pensavano che Gesù, non avendo studiato, non sarebbe stato in grado di dire tali parole. Questa è la logica umana, che non comprende le cose di Dio.

Gesù disse anche: "Se qualcuno vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, oppure se io parlo da me stesso" (Gv 7:17). Come possiamo discernere se qualcuno che dice di essere inviato da Dio sta parlando la sua propria parola o la parola di Dio? Se è parola di Dio, sarà confermata con segni, prodigi e miracoli: "Chi parla da se stesso cerca la sua propria gloria, ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è verace, e in lui non vi è ingiustizia" (v. 18). Molti usano la parola di Dio per guadagnare seguaci e popolarità. Vogliono che un pubblico li ascolti perché in realtà cercano la propria gloria. Chi fa questo non è vero, ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato, è vero.

L'ipocrisia è caratteristica dell'uomo naturale, che ama giudicare dalle apparenze, cioè giudicare secondo parametri razionali e logici (Gv 7:19-24). Ad esempio, i leader giudei avevano la legge di Mosè, ma non la osservavano. Anche se la legge fu data da Dio, l'uomo la interpreta secondo ciò che gli conviene di più, trasformandola nella sua religione e usandola anche per giudicare e criticare coloro che stanno veramente servendo Dio. Questo è terribile. Non dovremmo camminare per le apparenze, per l'ipocrisia dell'uomo naturale, giudicando le cose come le vediamo e le comprendiamo. Dio non guarda l'esterno, le apparenze, ma vede la realtà di ciò che c'è nel cuore (1 Samuele 16:7).

Se vogliamo essere utili a Dio, non dovremmo agire come quei leader giudei che hanno giudicato e criticato Gesù, ma dovremmo essere trasportati nel regno celeste, dove siamo guidati dallo Spirito.


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DOMENICA

Lettura biblica:

Gv 1:51; 6:29; 7:25-32; 14:10; 2 Co 5:1-7; 1 Ts 2:13 


Leggi con preghiera:

"mentre abbiamo lo sguardo fisso non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono, poiché le cose che si vedono sono solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne" (2 Corinzi 4:18).


CAMMINARE PER FEDE


Nel libro di Deuteronomio c'è un passaggio in cui Dio promette di innalzare un profeta per Israele, riferendosi alla venuta del Signore Gesù: "io susciterò per loro un profeta come te di mezzo ai loro fratelli e porrò le mie parole nella sua bocca, ed egli dirà loro tutto ciò che io gli comanderò. E avverrà che se qualcuno non ascolterà le mie parole che egli dice in mio nome, io gliene domanderò conto" (Dt 18:18-19). Il profeta di Dio, il canale che il Signore usa per parlare la Sua parola, non ha la libertà di parlare ciò che è propriamente suo. La parola profetica non è parola di uomo, ma è la parola che viene da Dio (1 Ts 2:13). Se non la accettiamo, non accettiamo neanche Dio stesso.

Il Signore Gesù non ha mai detto nulla su di Sé; al contrario, è il Padre, che era in Lui, a parlare (Gv 14:10). La parola che il Padre parlava in Lui compiva l'opera di Dio (Gv 6:29). Per questo il nemico attacca la parola profetica con persecuzioni e menzogne, cercando di confondere la nostra mente. Egli sa che la parola di Dio compie la Sua opera, per questo cerca di confonderci, seminando dubbi nella nostra mente e inducendoci a camminare secondo l'uomo naturale, pieno di critiche e interrogativi. Per questa ragione, non dobbiamo camminare secondo le cose che si vedono, ma secondo quelle che non si vedono (2 Corinzi 4:18). Gesù non è venuto per fare la Sua volontà, ma in obbedienza al Padre che lo aveva mandato (Gv 7:25-29). L'inviato di Dio non è libero di dire o fare nulla secondo la sua volontà, ma deve dire e fare ciò che Dio vuole.

I leader giudei furono coloro che perseguitarono Gesù, non il popolo giudeo. Molti tra il popolo credevano che Gesù fosse il Cristo, ma i farisei e i capi sacerdoti, vinti dall'invidia, mandarono delle guardie per arrestarlo (Gv 7:30-32). Allora Gesú disse loro: «Io sono con voi ancora per poco tempo; poi me ne andrò da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sarò io, voi non potete venire " (vv. 33-34). L'ultima frase è un enigma. Se Gesù era fisicamente in quel luogo, perché disse che gli altri non potevano andare? Dove si trovava Gesù? Il versetto successivo ci rivela: "E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi" (Gv 14:3). Allora dove si trovava il Signore? Leggiamo: "Gesú gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me " (v. 6). Gesù era nel Padre tutto il tempo.

Cristo doveva morire, compiendo l'opera di redenzione e risorgere per poi ricevere i discepoli dove Egli era, cioè nel Padre. Gesù è la via che conduce il Padre all'interno di coloro che credono in Lui. Disse a Filippo: "Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere. Credetemi che io sono nel Padre e che il Padre è in me, se no, credetemi a motivo delle opere stesse" (Gv 14:10-11). Oggi, per mezzo di Cristo, anche noi siamo nel Padre.

Tuttavia, quando Gesù disse questo, i giudei non capirono: "Dicevano perciò i Giudei tra loro: «Dove sta egli per andare che noi non lo troveremo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci, e ad insegnare ai Greci? Cosa voleva dire quando disse: "Voi mi cercherete e non mi troverete"; e: "Dove sarò io, voi non potete venire"?" (Gv 7:35-36). Ecco un'altra prova che l'uomo naturale non può comprendere né accettare le cose spirituali.

Quando Dio creò l'uomo, soffiò il Suo alito di vita in quel corpo di fango ancora inerte, e da allora, l'uomo divenne un'anima vivente. Questo soffio di Dio divenne lo spirito dell'uomo. Il nostro spirito non è stato creato da qualcosa di terreno, ma è venuto dall'eternità, dal soffio di Dio. Perciò anche la nostra anima è eterna. Abbiamo il corpo esteriore per vivere sulla terra e toccare le cose fisiche, ma in fondo siamo formati da ciò che è eterno.

Oggi siamo limitati da questo corpo, che in realtà è una dimora temporanea (2 Corinzi 5:1). Perciò, anche se siamo limitati e condizionati a vivere solo per ciò che vediamo, sappiamo di avere qualcosa di eterno dentro di noi, proveniente da un'altra dimensione. Quando nasciamo di nuovo, nasciamo dall'alto e ora abbiamo Cristo che vive dentro di noi. Cristo è la scala che collega le cose terrene a quelle celesti (Gv 1:51). Non dobbiamo limitarci a vivere qui in basso, ma possiamo salire sulla scala che è Cristo. Impariamo a vivere nello Spirito!

È necessario prendersi cura bene del nostro corpo oggi, ma molto più importante è prendersi cura dell'eterno (2 Corinzi 5:2, 4). La maggior parte dei cristiani ha già sperimentato la morte e sta aspettando la risurrezione quando Cristo tornerà. Noi, tuttavia, abbiamo l'opportunità di non passare attraverso la morte, ma di essere rapiti vivi e di avere il nostro corpo trasfigurato al ritorno del Signore! Se Dio ha misericordia di noi e se camminiamo per fede (2 Corinzi 5:7), facendo la Sua volontà, potremo avere questo privilegio.

Cosa significa camminare per fede? Significa camminare secondo la parola. Dio parla, io obbedisco e cammino. Ci immergiamo nella parola per farla radicare in noi e lasciarla agire in noi, dandoci la direzione dello Spirito. Questo è camminare per fede.

Nella lettera agli Ebrei leggiamo: "Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono" (11:1). Quando crediamo nella parola, questa ci porta in un'altra sfera, la sfera delle cose invisibili: "Per fede intendiamo che l'universo è stato formato per mezzo della parola di Dio, sí che le cose che si vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti" (v. 3). La realtà sta nelle cose che non si possono vedere, perché tutto ciò che si vede proviene dalle cose invisibili. Dio è nelle cose invisibili e da lì ha creato le cose visibili.

Siamo molto condizionati a vivere per le cose fisiche, visibili, tangibili, abituati alla logica e alla razionalità umana. Entrando in contatto con lo spirituale, la nostra tendenza è insistere nell'usare la logica umana, cioè cercare di servire Dio con i modelli dell'uomo naturale. Il colloquio del Signore con Nicodemo sottolinea che l'uomo naturale non può comprendere né seguire le cose di Dio. Dobbiamo abbandonare il naturale e agire come nati dallo Spirito, vivendo per fede, non per ciò che vediamo. Questa è la vita che ci renderà vincitori.


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